Capolona – Arezzo
‘Anonymus Art’ di Igino Materazzi
La nota e attivissima associazione culturale ‘Fulgor Contemporary Art’ con sede nel comune di Capona, ha dedicato il 10-3-2017,in occasione della giornata Internazionale della Donna, l’evento espositivo di Regina Huebner, famosa artista neo-concettuale e performer di origini e formazione austriaca ma che verso la metà degli anni ’80 decide di lasciare il suo paese per trasferirsi a Roma, città che per la sua secolare tradizione classico/barocca ne diventa la principale fonte ispiratrice, rintracciabile anche nel suo vasto curriculum espositivo internazionale sul quale sono intervenuti critici, curatori e commentatori di vari paesi.
Il progetto qui presentato era abbastanza complesso e di non facile lettura nonostante la sua diretta presentazione, i numerosi interventi e l’acceso dibattito che ne è seguito.
In sintesi, consisteva in una installazione strutturata su tre video-proiezioni e diffusione audio e una serie di foto ritratti dei personaggi in scena, la cui dislocazione ambientale prevedeva il primo schermo piazzato di fronte all’ingresso, con l’intento di separare l’intero salone in due ‘spazi tempo’ e suscitare un forte impatto percettivo sui visitatori in sala, su cui scorrevano le immagini dei 21 protagonisti e le registrazioni audio dei loro pronunciamenti che, con l’ausilio di appositi congegni informatici, venivano resi del tutto autonomi dai rispettivi autori e viceversa. Artificio che assumeva anche una funzione simulatoria della separazione totale dell’intera opera dalla sua autrice così da consentire ai pronunciamenti stessi di essere totalmente autonomi e liberi di muoversi incessantemente nello spazio/tempo per essere continuamente reinterpretati, rivissuti e arricchiti di sempre nuovi significati dai loro interpreti successivi, fino alla possibilità di trasformarsi in paradigmi essenziali e universali della conoscenza e del pensiero.
Sul lato opposto era piazzato il secondo video-proiettore digitale ‘loving’ che la nostra autrice ha dedicato a sua nonna in una sera settembrina al calar del sole, allorché viene improvvisamente colta da un profondo scatto emotivo. Ecco la Luna!!! Gli spazi infiniti che di colpo si aprono su mondi sconosciuti, mentre la vita reale non si discerne da quella sognata, i gesti concreti dai fantasmi notturni, simbolicamente visualizzati dal lento scorrere della luna.
Un ’immaginario di grande tensione emotiva e di amore per la natura che rivela il volto più intimo e romantico di Regina, che opposto all’altro, più freddo e meditato, attualizza, rigenerando a nuova vita l’archetipo originario degli opposti Apollineo/Dionisiaco.
Infine, mi sembra che tutto l’impianto scenico sia una grandiosa metafora del nostro tempo e che pone Regina fuori dagli schemi stilistici più consueti, quindi in una posizione di critica silenziosa ma radicale, densa di implicazioni sociali e culturali e in compagnia di altre grandi donne dell’arte come, per esempio: Carol Rama, Louise Bourgeois, Ketty La Rocca, Valie Export, Shirin Neshat, Tania Bruguera, fino alle ultimissime Regina Josè Galindo e Adelita Husni-Bey, che hanno profondamente inciso nell’intera storia dell’arte, imprimendole quella revisione e riscrittura che è tuttora in pieno svolgimento.
Igino Materazzi
2017